Tutte le informazioni sul Drappellone del 2 luglio e l'artista che l'ha dipinto

Presentazione del Sindaco

Autorità, onorandi priori e capitani, contradaioli, cittadini

con lo squillo delle chiarine e la presentazione del Drappellone del Maestro Montesano ci ritroviamo qui, tutti insieme, per la terza volta nello stesso anno.
Anche nel rituale collaudato del Palio, ci sono momenti come questi, diversi dall'ordinario, che provocano sensazioni insolite, sensazioni straordinarie.
Siamo arrivati al termine di una lunga estate ma i tamburi non hanno smesso di suonare e 10 popoli non hanno smesso di sperare.
Questo è un evento particolare, un Palio dedicato alla fine della Prima Guerra Mondiale, un evento che ha il compito di raccontare il passato per auspicare un futuro migliore.

Quando ricordiamo i nostri combattenti come facciamo oggi guardando il Drappellone del Maestro Montesano ed il soldato che ritorna dalla guerra; quando ricordiamo i nostri caduti di ogni tempo, i mutilati, i veterani; quando ci rechiamo ai cippi o ai monumenti posti in memoria dell’eroismo spesso non conosciuto della nostra gente, non facciamo omaggio a valori che attengono al concetto di guerra, ma a valori che esaltano la profonda umanità del sacrificio, dell’eroismo, della dedizione che sono perenni e comuni.

C'è chi ha voluto caricare di valori politici questo Palio sbagliando perché il Palio non è una festa politica. Da un punto di vista sociale, per me, questo Palio Straordinario è una chiara richiesta da parte dei giovani e di una città di mettersi alle spalle - senza dimenticarlo - un periodo nero per andare verso un futuro migliore.
La Prima Guerra Mondiale è stata la prima e più grande carneficina della modernità, una divoratrice proprio di giovani. Scriveva dal fronte un ventottenne Giuseppe Ungaretti nel 1916

 

Mi tengo a quest'albero mutilato
abbandonato in questa dolina
che ha il languore
di un circo
prima o dopo lo
spettacolo
e guardo
il paesaggio quieto
delle nuvole sulla luna

 

Ragazzi al fronte e donne, madri, fidanzate e mogli ad aspettare il loro ritorno.
Immagine ben raffigurata nel Drappellone di Montesano con il soldato che al suo rientro porge i fiori alla sua amata, alla pace, forse ad una Madonna composta, moderna ed altera alla quale bacia la mano. Un bacio puro, intenso. Un bacio per la fine di una guerra disastrosa. Montesano ci narra la fine di un periodo brutale con un seducente ritratto femminile.
La fine di una guerra va ricordata e celebrata, e noi lo facciamo con la nostra Festa più bella. Va ricordata e tramandata perché ci si ricordi che la guerra segna il fallimento della pace ed è quindi sempre una sconfitta per l’umanità.
Ricordiamo la fine della drammatica guerra anche con lo splendido Masgalano realizzato da Sara Cafarelli ed offerto dal gruppo piccoli e giovani delle diciassette consorelle, che lo hanno commissionato all’unanimità e che andrà ad impreziosire il museo della Contrada più elegante nel corteo storico. Un Masagalano con i 17 barberi delle Contrade, insieme ed unite in segno di pace. La pace è uno dei pilastri su cui si è voluta edificare la nostra Nazione. Ma deve essere soprattutto il senso di ogni nostro comportamento quotidiano, il fine delle nostre azioni.
E il Palio, la nostra Festa tanto unica e amata, può essere il miglior insegnamento di pace. Nel Palio non ci sono nemici, bensì rivali per 4 giorni. Ma la rivalità svanisce in fretta e ci ritroviamo uniti in eventi come quello di questa sera e poi ancora uniti a cantare, con i brividi sulla pelle, il canto della verbena. Viva quindi la Nostra Siena e buon Palio a tutti noi.

Siena, 14 ottobre 2018

Palio straordinario 2018