Finita la guerra, nel 1945, insieme alla vita contradaiola, si riprese a correre il Palio con le sue consuete cadenze. Di più, la lunga astinenza del suddetto periodo costrinse il Sindaco a farne correre uno straordinario il 20 agosto, passato alla storia come “il Palio della Pace”. In realtà quel Palio fu alquanto tumultuoso tanto che il drappellone fu strappato in mille pezzi dai contradaioli del Bruco che non riuscì a conseguire la vittoria e il Drago, vincitore, lo fece dipingere uno nuovo.
Nel 1945 inizia anche la lunga e controversa carriera del grande fantino Giuseppe Gentili da Manziana (Roma) detto Ciancone che, proprio a causa della guerra, ritardò a mettersi alla ribalta nel Palio dopo il suo esordio a una tratta nel 1936. Le sue spiccate doti di cavallerizzo gli consentirono di conseguire 9 vittorie dal 1946 al 1969 con un'interruzione di ben 4 anni dovuta al pestaggio prima e all'ostracismo poi da parte dei contradaioli dell'Oca a causa del Palio vinto dalla Torre nel 1961 mentre lui correva per la Contrada di Fontebranda, passato alla storia come “il Palio della rigirata”.
Ma questi anni del dopoguerra sono anche quelli che hanno visto la folgorante (purtroppo troppo corta a causa di una caduta) carriera di un altro grande fantino: Giorgio Terni detto Vittorino, da Monticello Amiata (Gr). Egli, in sole 21 corse, vinse 6 volte di cui 3 nel Nicchio, poi divenuta la sua Contrada di adozione. Il nome di Vittorino è legato anche a quello di una mitica cavalla storna di nome Gaudenzia da lui allenata e che nel 1954 vinse tutti e tre i Palii che furono corsi, di cui uno scosso nella Giraffa precedendo il suo amico-allenatore che correva nel Nicchio. Su questa straordinaria cavalla una scrittrice americana, Marguerite Henry, scrisse anche un libro, venduto in tutto il mondo, dal titolo “Gaudenzia gloria del Palio”. Ma Gaudenzia non fu la sola eroina del Palio del dopoguerra; una ragazza di nome Rosanna Bonelli, a distanza di quasi circa 400 anni, ripeté l'impresa della villanella Virginia, cioè quella di correre il Palio, avvenimento finora non ripetutosi fino ai giorni nostri. Questo evento storico si verificò il 16 agosto del 1957, Palio in cui ella, come “Rompicollo”, indossò il giubbetto dell'Aquila.
Altri mitici cavalli, grandi fantini e importanti eventi hanno caratterizzato il secondo dopoguerra fino ai giorni nostri. I cavalli che più hanno lasciato il segno nella Piazza del Campo, a partire dalla fine degli anni cinquanta, sono stati senza dubbio, in ordine cronologico, Uberta de Mores, vincitrice di 5 Palii di cui 4 consecutivi, che passò il testimone a Topolone (questo il suo nome più diffuso) vincitore di 7 Palii e a cui il grande giornalista Gianni Brera dedicò addirittura un'ode; poi Panezio, il cavallo che “sapeva leggere e scrivere”, vincitore di 8 Palii in una lunga carriera durata ben 13 anni, Urbino de Ozieri vincitore di 3 corse su solo 4 disputate a causa del suo forzato ritiro per manifesta superiorità e infine Berio, grandissimo cavallo ancora in attività, che su 6 corse, dal 2002 al 2005, ne ha vinte 4 e sempre con lo stesso fantino, Luigi Bruschelli detto Trecciolino, l'astro del momento, colui che negli ultimi 10 anni ha vinto 10 Palii!
Parlando ancora di fantini che hanno lasciato il segno e facendo un passo indietro, è doveroso segnalare il record stabilito dal fantino simbolo degli anni sessanta-settanta-ottanta, Andrea Degortes detto Aceto che, con la 14a sua ultima vittoria nell'Aquila nel 1992, ha stabilito il record di vittorie tra i fantini del Novecento e gli è valso il titolo di “Re della Piazza”. Tra le cose notevoli di questi ultimi 60 anni va senz'altro segnalato il “cappotto” della Giraffa nel 1997, avvenimento che, nel secolo scorso, non accadeva dal 1933 e il rinnovo dei costumi del corteo storico nel 1955, nel 1981 e nel 2000, anno in cui fu corso un Palio straordinario.